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L'anno solare, a Bosa, è disseminato di feste legate alla religione cattolica e al culto dei santi, così come ai cicli della terra e del mare.

Dall'inverno fino all'estate tante sono le occasioni di festa in cui si sceglie di dire grazie al cielo per i doni ricevuti, momento inoltre utile per chiedere che l'anno dopo questi doni vengano rinnovati.

Bosa - Festa di Sant'Antonio Abate - 16/17 Gennaio

La festa inizia con la messa celebrata nella Chiesa omonima e durante la celebrazione viene consegnato il pane benedetto.La parte ludica dell’evento comincia verso sera, quando, nel piazzale antistante la chiesa viene acceso un grande falò benedetto dal cappellano. Durante quest’occasione molte persone danzano attorno al fuoco e tanti sono quelli che ancora, secondo l’antica tradizione, fanno attorno al falò di Sant’Antonio tre giri a destra e tre a sinistra, per scongiurare il mal di pancia. Durante i giorni dei festeggiamenti si esibiscono gruppi folkloristici e vengono allestite delle bancarelle nelle quali si vendono i prodotti tipici. E’ proprio la festa di Sant’Antonio Abate a segnare la data di inizio del carnevale.

 Carnevale di Bosa – Karrasegare Osinku

Il Carnevale di Bosa viene detto ancora oggi Karrasegare e dalle informazioni ricavate dalla letteratura e dalle inchieste sul campo, si sa che anticamente poteva iniziare in due date diverse, o a partire da Capodanno oppure con la festa di S’Antonio Abate. I giorni più significativi della festa erano e sono, ad ogni modo, compresi tra la settimana che precede quella del giovedì grasso e l’ultimo giorno del Carnevale.
La festa che precede quella del giovedì grasso è detta “Lardazholu” (Laldaggiolu) e si colloca nei primi giorni della settimana quando gruppi di amici e di parenti organizzano la questua per il cenone di Lardazholu.

La mattina e la sera del giovedì, gruppi in maschera girano per il centro visitando amici e parenti  cantando i cosiddetti “Muttettus  a  trallallera”,  chiedendo e ricevendo in  cambio “Sa palte ’e cantare”, derrate alimentari di ogni genere, utili per il cenone durante il quale le maschere gozzovigliano allegramente.

Da qualche anno, nella sera del sabato che precede il martedì grasso conclusivo, viene organizzata lungo Via del Carmine, ai piedi del quartiere medioevale di “Sa Costa”,  la “Festa delle Cantine”, iniziativa che, grazie all’ospitalità dei proprietari che offrono a tutti i convenuti vini e piatti tipici locali, ha un successo sempre in crescita.
La domenica mattina proseguono le degustazioni di pesce e frittelle con il contorno di maschere e musica.

In questi giorni per le strade si cantano canzoni salaci, composte appositamente per il Carnevale, con cui si dileggiano coloro che nel corso dell’anno si sono “macchiati” di azioni particolarmente clamorose ed il più delle volte sono gli amministratori ad essere oggetto delle frecciate in versi.

Il “martedì grasso” rappresenta il culmine dei festeggiamenti. Si comincia a festeggiare di mattina con il lamento funebre de S’Attittidu. Le maschere indossano il costume tradizionale per il lutto: gonna lunga, corsetto e ampio scialle nero e ogni maschera porta in braccio una bambola di stracci o qualcosa di simile che spesso ha un riferimento alla simbologia sessuale.

Le maschere, con voce in falsetto, emettono un continuo lamento, S’Attittidu appunto, e chiedono “unu Tikkirigheddu de latte” per ristorare il bambino che è stato abbandonato dalla madre dedita ai bagordi del Carnevale.

La notte del martedì, per concludere la festa, tutti indossano la maschera tradizionale bianca (solitamente un lenzuolo per mantello e una federa per cappuccio), per cercare il Giolzi Moro.

La ricerca del Giolzi simboleggia la caccia al Carnevale che fugge e si nasconde nel sesso. Le maschere vestite di bianco cercano così Giolzi illuminando con un lampioncino la parte puberale delle persone che incontrano gridando: “Giolzi! Giolzi! Ciappadu! Ciappadu!” (l’ho preso).

La festa si conclude con i roghi che bruciano enormi pupazzi nelle vie e nelle piazze del centro della città.

 Bosa - Settimana Santa

Le celebrazioni della settimana santa costituiscono pur una notevole attrattiva per quanti amano il folklore religioso. Sono singolari le rappresentazioni che ricordano la passione e la via crucis di Cristo, sottolineate da canti tradizionali e dalla processione dei fedeli che trasportano le statue dei Santi.

 Bosa - Festa dei Santi Emilio e Priamo – 28 maggio

Il 28 Maggio si celebra la festa durante la quale vengono organizzate manifestazioni folkloristiche e musicali in onore dei due patroni della città.
Non esiste a Bosa una chiesa dedicata ai due santi, ma i bosani, a loro tanto devoti, hanno voluto collocarli nell’altare della Cattedrale, dove sono ricordati nella volta che si eleva sull’altare maggiore ai lati della Vergine e dove vengono omaggiati di fiori in occasione della festa.

 Bosa – Festa di S. Giovanni Battista - 24 giugno

La processione del santo dalla chiesa di San Giovanni lungo il paese è seguita poi dalla messa. Al termine della cerimonia religiosa hanno avvio le corse di cavalli a volte accompagnate anche da canti e balli sardi.

 Bosa - Festa dei Santi Pietro e Paolo – 29 giugno

La festa dei SS. Pietro e Paolo è caratterizzata dalla suggestiva processione religiosa che si effettua in barca e che culmina, una volta raggiunta dai fedeli, con l’apertura della cattedrale romanica di S. Pietro (1062). Del resto, la chiesa, dedicata a San Pietro presenta in facciata, nell’architrave scolpito in altorilievo, sei archetti dentro i quali sono disposti al centro, la Vergine col Bambino affiancata da San Costantino Imperatore, l’Albero della Vita e ai lati proprio gli apostoli Pietro e Paolo.

 Santa Maria del Mare – prima domenica di agosto

La festa della Madonna del Mare, tradizionalmente celebrata la prima domenica di agosto, è molto suggestiva e coinvolgente, oltre ad essere la più sentita dalla comunità dei pescatori bosani, protagonisti dei festeggiamenti, e degli agricoltori della zona, a cui la festa era originariamente dedicata. I festeggiamenti si sviluppano in due momenti differenti: la mattina, il simulacro della vergine viene portato in processione, a bordo di un imbarcazione da pesca, dalla chiesa di S. Maria del Mare situata nella zona del porticciolo di Bosa Marina fino alla Cattedrale dell'Immacolata nel centro storico della città, dove viene celebrata una prima messa; nel tardo pomeriggio, invece, ha luogo il momento più toccante e "spettacolare" della festa quando il fiume Temo si riempie di imbarcazioni adornate a festa e le sue rive assistono alla gioiosa invasione di fedeli e curiosi che salutano il passaggio della Madonna che fa ritorno alla chiesetta della zona marittima.

E’ in questa cornice che sfila la chiassosa processione di barche che accompagnano la Vergine verso il mare fino all’uscio della chiesa in cui la statua ha sede tutto l’anno. Qui la festa si conclude con la messa solenne officiata dal vescovo di Bosa in attesa dei fuochi d’artificio esplosi a mezzanotte ad illuminare la torre aragonese e l’area marina.

 La festa di Regnos Altos - seconda domenica di settembre

La festa di Regnos Altos risale con tutta probabilità all’anno 1847, quando un bambino ritrovò tra le macerie del castello Malaspina, una statuina lignea della Madonna, probabilmente di origine tardo-medievale. La statuetta fu chiamata “Nostra Signora di Regnos Altos” e fu esposta alla venerazione della gente nella chiesa di S.Andrea che si trovava all'interno del castello.

La notizia si diffuse nella città e immediatamente da ogni paese accorse la gente per venerare la Madonna ritrovata. Da allora la statuina è conservata in una piccola nicchia nella chiesetta all’interno del castello.

La chiesa di Nostra Signora di Regnos Altos, ritenuta dagli studiosi antecedente alla costruzione del castello stesso (XIII Sec.), è di grande interesse storico artistico.

Nel 1973, durante alcuni lavori di restauro, sotto uno strato di calce, furono casualmente scoperti degli affreschi di notevole pregio che vengono attribuiti ad età giudicale. La festa nei primi decenni del secolo si svolgeva all'interno del castello. L’eco dei cori (gosos) che venivano improvvisati nella piazza d’armi per lodare la Madonna, risuonava in tutto il quartiere medievale di Sa Costa.

La celebrazione di Nostra Signora di Regnos Altos ricorre il sabato e la domenica della seconda settimana del mese settembre. È questo sicuramente uno degli eventi più attesi dai bosani, non solo per l’aspetto religioso, ma anche per quello prettamente festaiolo e popolare.

Il pomeriggio del sabato si tengono i primi festeggiamenti con la caratteristica processione dal Castello dei Malaspina alla Cattedrale accompagnata dai figuranti in abito medievale e della tradizione bosana ottocentesca con la benedizione dei suggestivi Altarittos del vecchio rione di Sa Costa mentre, invece, il pomeriggio della domenica si svolge una seconda processione in senso inverso, dalla Cattedrale al Castello dei Malaspina, accompagnata dai figuranti in abito medievale e della tradizione bosana ottocentesca nonché dalla banda musicale.

Alcuni giorni prima di Regnos Altos, il colle e le vie del centro storico vengono addobbate dagli uomini con frasche, canne e bandierine mentre le donne, il sabato pomeriggio, nei vicoli, negli spiazzi e nelle grotte naturali del rione Sa Costa, in segno di devozione, allestiscono gli “altarittos”, piccoli altari ornati di fiori e dei migliori pizzi di filet, ricamati dalle stesse, su cui si collocano pregiate madonne.

La veglia e le preghiere sono accompagnate dalla festosità delle tavolate e delle rivendite all'aperto di vino, malvasia e semplici prodotti gastronomici (“fae a landinu”, “azzada”, lumache ...), che si cucinano per l'occasione.

 Bosa - Festa dei Santi Cosma e Damiano – 26 settembre

Festa campestre, occasione di gite fuori porta con balli, canti e grandi bevute nella verde campagna bosana. Novena caratteristica in lingua sarda.

 Giornate musicali di Bosa – settimana tra Natale a capodanno

Evento di musica classica ormai giunto alla terza edizione.

La grande musica scritta in molti casi nelle chiese e per le chiese, viene eseguita nello scenario di grande bellezza e di intima religiosità delle chiese monumentali della cittadina.

 

Costruito nel 1112 dai marchesi di Malaspina dello Spino Secco, il castello di Bosa ha un aspetto imponente nonostante restino solo le torri e il muro di cinta.

Ampliato e ricostruito nel '300, racchiude una superficie di diecimila metri quadrati.Del castello vero e proprio rimangono in piedi solo alcuni muri nell'angolo nord-est del recinto, ai piedi della Torre maestra.

All'interno delle mura l'unica costruzione rimasta in piedi è la chiesa di Nostra Signora di Regnos Altos, costruita nel Trecento e restaurata nel 1974-75, al cui interno è stato ritrovato un ciclo di affreschi di scuola catalana, uno dei pochi rimasti in Sardegna.

Dai bastioni della torre, la vista spazia sulla chiesa di San Pietro, la bassa valle del Temo e i tetti rossi di Sa Costa.

Piacevole la discesa verso il centro attraverso la ripida scalinata in pietra lungo i pochi resti della cinta che un tempo proteggeva a est tutto l'abitato.

La prima costruzione del fortilizio sul colle Serravalle, che domina la valle del Temo, risale al lontano 1112. A volerlo, sono i marchesi Malaspina dello Spino Secco, una nobile famiglia lucchese discendente dagli Obertenghi, arrivata nell’isola con la spedizione delle repubbliche marinare di Genova e Pisa.

Gli abitanti del luogo che dapprima si mostrarono diffidenti, per aver subito in passato serie minacce da parte degli Arabi, si convinsero successivamente che per il loro abitato poteva iniziare una nuova era. Pian piano, nasce il borgo tardo-medievale di "Sa Costa", e le nuove case sorgono sulle pendici del colle, all’ombra rassicurante del castello.

Le abitazioni sembrano quasi aggrappate all’altura, con le strette stradine che ne seguono le curve altimetriche.

Successivamente, le fortificazioni della rocca aumentano e attorno al 1300, per contrastare l’avanzata aragonese, viene eretta la torre maestra del mastio, forse opera di un architetto sardo, tale Giovanni Capula.

Attorno al castello esiste inoltre un affascinante intreccio di storia e leggenda, che attira e incuriosisce non solo i visitatori di passaggio, ma chiunque, anche la stessa popolazione, che orgogliosa, racconta, la sua storia. Infatti, secondo l’antica tradizione si narra che la sposa di un Malaspina, signore della cittadina ai confini del Logudoro, fosse corteggiata da un cognato alquanto intraprendente.

La situazione inquietava il consorte della bella dama che, credendo molto poco alle proteste di innocenza della sua amata, mise in atto una terribile vendetta: troncò con un colpo di coltello le dita della poveretta, che - conservate malamente all’interno di un fazzoletto - vennero fatte cadere dinanzi ai passanti inorriditi.

Se si volta lo sguardo poco più in là del castello, del resto, si nota una strana montagna rocciosa con tre punte, che secondo la leggenda, altro non rappresenta che le dita della giovane sposa ormai pietrificate.

L’affascinante storia non finisce qui, perchè si narra che il nobile, folle di gelosia, avrebbe fatto costruire un passaggio segreto e sotterraneo tra la rocca del castello e la cattedrale, per consentire alla giovane  moglie ritenuta infedele di assistere alla messa, senza però incontrare nessuno.

Proprio in questo angusto cunicolo, la donna avrebbe perso una scarpina di raso, e cullato a lungo la sua piccola bambina.

Naturalmente esistono diverse versioni di questa storia misteriosa, ma questa sembra essere la più diffusa e raccontata anche se i reali accadimenti, quelli riportati nei libri e nei documenti della storiografia ufficiale, sono - ovviamente - tutt’altra cosa.



Le chiese di Bosa

 

Molteplici sono le chiese antiche di Bosa e del suo più stretto circondario. Con le loro cupole e loro croci sono un monumento a cielo aperto all'arte, alla fede e alla storia del popolo sardo.
 

Cattedrale dell’Immacolata

La chiesa, intitolata all’Immacolata che deve il suo aspetto attuale all’architetto bosano Salvatore Are, venne costruita tra il 1805 e il 1809, in sostituzione dell’antica chiesa romanica risalente agli inizi del XII secolo, restaurata probabilmente nel 1400.All’interno la chiesa è formata da un’ampia navata sulla quale si aprono quattro cappelle per lato con begli altari in marmo.La prima di queste cappelle, posta a destra dell’ingresso, è dedicata al Sacro Cuore e contiene altre quattro piccole cappelle minori.

La cappella di sinistra, invece, ospita il fonte battesimale.

La facciata ha tre portali di cui il centrale, ad arco acuto modanato, contiene l’ingresso della chiesa.

Altre caratteristiche sono il grande organo, l’altare maggiore costruito in finissimo marmo, tre statue marmoree raffiguranti l’Immacolata Concezione e i due Martiri sardi Emilio e Priamo nonché numerose pitture del vicentino Emilio Scherer raffiguranti, in larga parte, personaggi di santi che compiono il loro martirio in paesaggi bosani.

Il campanile, tuttora incompiuto, porta scolpita la data 1683 nella parte terminale.

Più che per la facciata la cattedrale è particolare per il gioco della tettatura, da cui svetta il campanile e le pittoresche cupole che si specchiano sulle acque del Temo.

 

Madonna del Carmelo

La chiesa di Nostra Signora del Carmelo, situata in Piazza Carmine, risale alla metà del 1700. Venne edificata fuori dalle mura cittadine, presso la porta di San Giovanni, nel luogo in cui sorgeva N.S. del Soccorso, una vecchia chiesa affidata ai Carmelitani nei primi anni del Seicento. I monaci vi costruirono a fianco un convento e, il secolo successivo, avendo la chiesa necessità di un restauro, preferirono demolirla e costruirne una nuova che venne dedicata appunto alla Madonna del Carmelo. L’edificio è composto da un’unica navata con quattro cappelle per lato, anch’esse, come la navata, voltate a botte. Nel presbiterio spicca l’altare maggiore in stile rococò risalente al 1700. Preziosi sono i dipinti, gli altari delle cappelle e gli arredi che appartenevano alcuni alla chiesa di N.S. del Soccorso, altri a quella della Maddalena demolita alla fine dell’‘800. Nel portale è collocata l’insegna del Carmelo che si ripete ampliata nel frontespizio. Le celebrazioni si svolgono il 16 luglio. La chiesa è visitabile e aperta al culto tutto l’anno.

 

Madonna del Rosario

 

La chiesa, ubicata nel Corso Vittorio Emanuele II, fu edificata nel XIX secolo. La facciata fu costruita seguendo il prospetto in stile barocco della chiesa del Carmine di cui riprende il fastigio semplificandolo nella sommità con una slanciata struttura campanaria sotto la quale è ospitato, dal 1875, l’orologio pubblico con mensola in aggetto.

Il portone d’ingresso si rifà a forme del tardo rinascimento, fiancheggiato da colonne a sezione quadrata e sormontato da un timpano curvilineo spezzato; semplice l’interno ad una navata con quattro nicchie in semplice stucco sicuramente successive alla costruzione originaria dell’Oratorio.

 

Regnos Altos

 

La chiesa è situata all’interno del Castello di Serravalle sul colle che domina Bosa. Originariamente era dedicata a S. Andrea ma cambiò la sua dedicazione nel 1847, quando, tra le macerie del mastio, fu ritrovata una statuetta lignea che raffigurava la Madonna.

La statuetta fu chiamata “Nostra Signora di Regnos Altos” e fu esposta alla venerazione della gente nella chiesa di S. Andrea. La notizia si diffuse nella città e immediatamente da ogni paese accorse la gente per venerare la Madonna ritrovata.

La datazione della chiesa è incerta, probabilmente quando, nel 1443, fu ampliata la cinta muraria del castello essa si ritrovò chiusa al suo interno. All’interno la chiesa presenta un’aula rettangolare che termina con l’abside semicircolare disposta verso est e l’ingresso principale che è leggermente spostato rispetto al centro della facciata. A nord invece si apre un’entrata secondaria, mentre a sud due vani rettangolari, disposti ai lati dell’aula, fungono probabilmente da sagrestia.

La parte più antica è certamente quella sulle cui pareti sono stati rinvenuti, nel 1972, degli affreschi di grande importanza, i cui autori restano anonimi ma che per i temi trattati evidenziano l’influsso dei Francescani e anche degli Spagnoli. Queste raffigurazioni, attribuite alla metà del XIV secolo, offrono una notevole testimonianza dell’esistenza di cicli murari di pittura gotica in Sardegna. La serie pittorica è articolata sulle tre pareti principali della cappella e rappresenta scene tratte dal Nuovo Testamento e dalle Vite dei Santi.

La celebrazione di Nostra Signora di Regnos Altos ricorre il sabato e la domenica della seconda settimana di Settembre.

La chiesa è visitabile tutto l’anno (in inverno su prenotazione).

 

Sant'Antonio

La chiesa di S. Antonio si trova all’ingresso di Bosa, in prossimità del Ponte Vecchio. Quando venne edificata, nel XVI secolo, si trovava al di fuori delle mura cittadine, vicino alla porta del ponte e per questo motivo veniva denominata S. Anton de Pont.

La chiesa è composta da una sola navata voltata a crociera come il presbiterio ed è divisa in quattro campate da robusti pilastri. Bellissimi sono i capitelli dell’arco trionfale che separa il presbiterio dalla navata. Questi sono caratterizzati da decorazioni vegetali e presentano sul lato destro lo stemma degli Aragona e sul lato sinistro l’impresa del popolo di Sardegna con il Moro bendato. Vicino all’altare sono di grande pregio un’ancona lignea, intagliata e dorata e la statua del Santo, entrambe risalenti al XVII secolo.

La facciata, in trachite rossa, è in stile gotico-catalano e risale al XVI secolo.

Il prospetto, cuspidato e concluso da archetti pensili a tutto sesto, è aperto in un rosoncino modanato ed in un portale ad arco inflesso gigliato.

Attualmente la chiesa viene aperta al culto solo dall’inizio della tredicina fino al 17 Gennaio in occasione della festa di S. Antonio. Nei due giorni del festeggiamento si allestiscono le bancarelle per la vendita di prodotti tipici e viene acceso un suggestivo falò sulla sponda sinistra del Temo. In questa occasione si possono vedere alcune persone, ancora legate alle tradizioni, compiere, secondo l’usanza, tre giri a destra e tre a sinistra, attorno al fuoco per scongiurare il mal di pancia. Il giorno seguente vengono consegnate “sas palzidas de drigu”, il pane di grano benedetto durante la messa.

 

Sant'Eligio

Sant’Eligio Sulla riva destra del fiume Temo, sulla strada che conduce alla zona “Prammas”, è ubicata la chiesa dedicata al santo protettore dei fabbri e degli orefici. Costruita in epoca medievale, poggia le sue fondamenta sui ruderi di un nuraghe, come la maggior parte delle chiese paleocristiane e del primo medioevo.

Attualmente viene aperta al culto solo il primo dicembre, in occasione della celebrazione del Santo.

  

San Cosma e Damiano

Raggiungibile tramite la strada che conduce alla diga, la chiesetta fu ricostruita nel 1900 su un’antica chiesa medioevale. Originariamente la chiesa era dedicata a S. Bachisio che venne sostituito, nel periodo delle terribili pestilenze (tra il XV e il XVII secolo) dai Santi Martiri Cosma e Damiano noti come medici e guaritori.

L’interno è costituito da una sola navata con due altari laterali. Molto bello è il portale che richiama al primo manierismo toscano.

La chiesa è aperta al culto in occasione della celebrazione dei Santi il 26 settembre e della novena che la precede.

 

Santa Croce

La chiesa di Santa Croce si trova nell’omonima via parallela al Corso Vittorio Emanuele e al Lungo Temo.

Fu realizzata nel ’500 e in origine era un oratorio dedicato alla SS. Trinità. Nel 1648 fu affidata ai fratelli di S. Giovanni di Dio che dal 1644 avevano la gestione dell’attiguo Ospedale della Misericordia. Dopo vari restauri, la chiesa, si presenta con una navata centrale affiancata da tre cappelle sul lato destro e da due sul sinistro. Al suo interno gli affreschi, risalenti al 1880, sono opera del pittore Emilio Scherer. Il portale d’ingresso può ben considerarsi la versione molto sobria di stilemi barocchi.

Nella chiesa sono custodite le imponenti statue dei Misteri che tradizionalmente vengono condotte in processione il Martedì Santo.

La chiesa è visitabile ed è aperta quotidianamente al culto.

 

San Giovanni Battista

La chiesa, in stile gotico-catalano, è ubicata all’interno del cimitero.

L’iscrizione della porta “An. MC XXII Valerio Lixio, nobile Calmedino, colla moglie Donna Berengaria fondarono, edificarono dalle fondamenta questa chiesa di San Giovanni Battista”, rivela la sua antica origine.

L’edificio attuale deriva dall’ingrandimento di una chiesa primitiva, che sarebbe stata costruita nel 1122. L’interno si presenta ad una navata con un accenno di cappelle tra i contrafforti incassati nelle pareti laterali; il presbitero rettangolare, sopraelevato rispetto alla navata, è caratterizzato da una volta a botte spezzata che sostituisce la tradizionale copertura a crociera. Questo elemento consente una datazione al XVII secolo dell’ampliamento del primitivo edificio.

La facciata a capanna ha un portale ad arco acuto modanato ed un coronamento ad archetti pensili ogivali (XIV sec.). Sulla parete destra interna dall’ingresso è venuto alla luce un frammento di affresco, che ben s’inquadra nel tempo della presunta costruzione della facciata e quindi della prima campanata della chiesa.

 

Santa Giusta

La chiesa di Santa Giusta è situata nella campagna di Bosa ed è raggiungibile imboccando la strada campestre che si diparte dall’omonima piazzetta. Venne edificata nel 1600, all’esterno delle antiche mura e a poca distanza dalla porta di Santa Giusta, uno dei tre accessi alla cittadina. Con il restauro del 1876 fu aggiunto alla facciata originale un frontone in stile classico, sorretto da due paraste con capitelli ionici.

Chiusa durante l’anno, la chiesa viene aperta solamente il 14 maggio, giorno nel quale si celebra la festa della Santa.

 

Santa Maria di Caravetta

La chiesetta dedicata a S. Maria di Caravetta si trova tra le vigne di “Abbamala” e risale al XII secolo. Il monastero cistercense, ora andato distrutto, era annesso alla chiesa e rimase in attività per circa 250 anni.

Il suo interno molto semplice è ad una navata con un rudimentale altare in pietra e una piccola ancona lignea. La chiesa viene aperta solo l’8 Settembre, in occasione della ricorrenza della Santa.

 

Santa Maria degli Angeli e Convento dei Cappuccini

La chiesa di Santa Maria degli Angeli, posta a poca distanza dal Municipio, è situata all’interno del convento dei Cappuccini. La costruzione di entrambi ebbe inizio nel 1608. I frati vi rimasero fino al 1867, anno in cui sia la chiesa che il convento divennero proprietà dello Stato. Dal 1963 al 1987 la chiesa ospitò la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù.

Il convento, recentemente restaurato, è tra i complessi monastici secenteschi quello che resta ancora quasi intatto. Ad esso si accede tramite un portichetto che conduce direttamente al chiostro caratterizzato da un quadriportico sul quale, su due piani, si aprono gli ambienti del Convento. Al pianterreno si trovano gli ambienti comuni mentre, al piano superiore, un corridoio conduce all’entrata delle celle in alcune delle quali sono rimasti intatti gli arredi fissi, come panche e graziosi lavabi tra i quali uno monumentale.

La chiesa, il cui ingresso principale dà nel piazzale esterno, ha un’aula rettangolare voltata a botte con, sul lato destro, tre cappelle separate dalla navata da massicci pilastri. Gli arredi, tra i quali spiccavano un bell’altare ligneo e la statua della Madonna degli Angeli, non sono più presenti, mentre il portale è di ispirazione classicheggiante.

Attualmente la chiesa è sconsacrata e chiusa al culto ma viene aperta in occasione di concerti musicali, convegni e rappresentazioni teatrali. Il convento ospita invece, nel piano inferiore, gli uffici della polizia municipale e, in quello superiore, attività legate all’amministrazione comunale ed esposizioni culturali di vario genere.

  

Santa Maria Stella Maris

La chiesa dedicata a S. Maria del Mare, si trova all’ingresso di Bosa Marina.

Narra la leggenda che la pesante statua della Santa (probabilmente la polena di una nave), trasportata dalla corrente, sia giunta miracolosamente sulle rive del mare di Bosa.

Il ritrovamento, avvenuto pare nel 1675, fu considerato prodigioso e si pensò così di dedicare alla Santa una chiesa. Costruita nel 1686 dal vescovo Sotgia, è realizzata con unica navata affiancata da quattro cappelle alla sinistra e tre alla destra secondo uno schema tipico dell’isola. L’altare maggiore, in stile barocco, risale al 1815.

La facciata ha subito recentemente un rifacimento che non ne altera però del tutto l’originaria fisionomia a capanna, testimoniata da un dipinto del pittore Emilio Scherer.

La chiesa è quotidianamente aperta al culto e le celebrazioni della Santa vengono effettuate la prima domenica di agosto.

 

San Pietro Extra Muros

Ex cattedrale della Bosa Vetus, è la più antica chiesa romanica della Sardegna,.

Situata lungo la sponda sinistra del Temo, a circa 2 chilometri da Bosa lungo una strada costeggiata da oliveti e agrumeti ma può essere raggiunta anche in barca lungo il fiume, venne edificata sui ruderi di un edificio più antico per volere del vescovo bosano Costantino de Castra, come attesta un’iscrizione posta sull’architrave dell’ingresso.

I lavori, iniziati nel 1062, terminarono nel 1073.

L’edificio, il cui pavimento è formato da lapidi con iscrizioni romane, risale a tre epoche diverse di costruzione: il corpo centrale, di stile romanico-lombardo, è del 1073; l’abside semicircolare e le campate attigue il campanile furono erette tra il 1110 e il 1120; l’ultima delle fasi costruttive, quella risalente al 1200, è di impronta romano-gotica, la cui facciata formata da tre archi e tre rosoni, rappresenta la parte più importante del monumento, su cui svetta una torre campanaria, rimasta incompiuta, a canna quadrata che, all’epoca dei romani, aveva anche la funzione di torre di avvistamento.

Il portale è di semplice forma rettangolare e presenta un architrave in pietra chiara dove figurano la Madonna con il bambino, i santi Pietro e Paolo e Costantino de Castra.

Nel suo insieme la chiesa si presenta a pianta rettangolare e a tre navate, divisa da robusti pilastri rettangolari costruiti con grandi blocchi di trachite e basalto.